Dal 20.10.2023 al 10.01.2024, Palazzo Lanfranchi ospita la mostra “Futurismo Italiano. Il contributo del Mezzogiorno agli sviluppi del Movimento”, promossa e organizzata dal Museo Nazionale di Matera in collaborazione con la Direzione Regionale Musei Veneto.
In esposizione più di 130 dipinti, sculture e disegni provenienti da musei pubblici, fondazioni, archivi e collezioni private. Completano il percorso documenti d’archivio editi e inediti provenienti da diverse istituzioni nazionali.
Con l’allestimento di questa nuova mostra, Matera diviene il centro nevralgico del Futurismo meridionale: attualmente, infatti, presso il MUSMA è ospitata l’opera Forme uniche della continuità nello spazio (1913) di Umberto Boccioni, una scultura iconica del futurismo italiano, per il quale funge da simbolo e manifesto.
In Esposizione: Il nomade, Pippo Rizzo (1929)
Informazioni sulla mostra
Le opere arrivano quindi da tutta Italia, permettendo così alla mostra di attraversare uno spazio animato non solo dai futuristi nati e vissuti nel Mezzogiorno, ma anche da tutti i futuristi italiani che negli eventi e manifestazioni svoltesi in quel grande “luogo” parteciparono attivamente da protagonisti.
Accanto ai nomi dei protagonisti quali Boccioni, Balla, Severini, Carrà, Depero, Prampolini, Dottori, Benedetta ci sono anche quelli di personaggi meno noti ma non meno significativi come Roherssen, Bologna e Castellana.
Per quanto riguarda gli aeropittori, sono presenti opere di numerosi futuristi le cui peculiarità furono declinate da Marinetti stesso nel 1939: Prampolini e Crali inseriti nella “Aeropittura stratosferica cosmica biochimica”; Fillia e Diulgheroff nell’ “Aeropittura essenziale, mistica ascensionale simbolica”; Dottori, Benedetta, Bruschetti, Peruzzi, Tano e Angelucci in quella trasfiguratrice lirica spaziale; Tato nella “sintetica e documentaria”. Opere di Dottori, Fillia e Bruschetti rappresentano l’Arte Sacra Futurista, codificata dal manifesto del 1931.
Oltre all’Aeropittura, negli sviluppi futuristi si manifesta la tendenza meccanicistica che viene rappresentata da opere di Depero, Pannaggi e Prampolini che manifesterà poi l’idealismo cosmico, presupposto dell’astrattismo. Particolare attenzione è riservata in mostra, guardando specificatamente al Meridione, ai “Circumvisionisti”, il gruppo dei futuristi campani attivi già dal 1914: pittori, poeti paroliberi, scrittori e intellettuali che animarono la presenza futurista a Capri e Napoli. Vengono così presentate opere dei fratelli Francesco e Pasqualino Cangiullo, Buccafusca, Cocchia, Peirce, Lepore, Maino protagonisti di un percorso culturale che dal Futurismo giunge al teatro napoletano di Antonio De Curtis.
Un focus è riservato al contributo al Futurismo della Lucania: ad essere esposte sono due rarissime opere di Joseph Stella, nativo di Muro Lucano, ma trasferitosi a 19 anni negli Stati Uniti, definito “il primo futurista d’America”.
“Nel catalogo – sottolinea il curatore della mostra, Massimo Duranti – nell’ambito degli esiti della ‘Ricostruzione futurista dell’Universo’, è richiamato il manifesto del 1915, firmato da Giacomo Balla e Fortunato Depero, che segna la continuità e l’evoluzione della prima stagione ‘eroica’ del Futurismo e che teorizzava l’interesse del movimento per ogni forma di espressività e dunque letteratura, poesia, cinema, teatro, musica, arredo, cucina. Per questo motivo, una sezione della mostra è dedicata alle arti applicate: mobili, arazzi, abiti, maioliche. Importante è la presenza dell’‘Intonarumori’ di Russolo, nella ricostruzione di Pietro Verardo che ripropone sonoramente l’invenzione del futurista in materia di musica-non musica. Accanto a questo apparato e sempre in materia musicale, vengono esposti gli spartiti, conservati al Conservatorio di musica Lorenzo Perosi di Campobasso, di Nuccio Fiorda”.