A seguito della donazione alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, l’intero fondo è stato oggetto di un importante lavoro di digitalizzazione e metadatazione, seguito dalla pubblicazione sul catalogo dell’OPAC (Online Public Access Catalogue) di un’imponente quantità di documenti, consultabili cliccando direttamente al seguente link:
https://opac.lagallerianazionale.com/gnam-web/fondi/tree/IT-GNAM-ST0042-000001/IT-GNAM-ST0042-000282
Il fondo è costituito da un materiale eterogeneo per tipologia e cronologia – dai primi del Novecento fino ai nostri giorni – ed è in grado di raccontare tanto la sfera professionale che quella personale, comprendendo circa 700 riproduzioni fotografiche di sue opere (alcune delle quali importantissime, poiché unica testimonianza di lavori purtroppo dispersi), centinaia di fotografie che ritraggono l’artista nelle varie fasi della vita, i suoi familiari, gli amici artisti (tra cui Varvaro, Leo Castro, Bevilacqua, Corona e Marinetti), la Casa d’Arte Futurista (un unicum in tutto il sud Italia), lo studio palermitano, ma anche gli allestimenti di mostre (es. la I Mostra Internazionale d’Arti Decorative di Taormina del 1928, Biennali di Venezia) e di altri eventi (es. l’allestimento della Camiceria Di Fresco a Palermo) e oltre 500 tra diapositive, negative, lastre fotografiche e matrici su zinco. Imponente è anche la sezione dedicata alla corrispondenza con circa 200 record tra documenti e lettere e oltre 150 cartoline che spaziano da quelle d’amore e intimità̀ inviate all’amata fidanzata, poi moglie, Maria Carramusa tra il 1918 e il 1921, a quelle più note spedite nel 1925 da Giacomo Balla, in occasione della Mostra d’Arte Primaverile, e nel 1928 da Filippo Tommaso Marinetti, in riferimento ad una conferenza che avrebbe tenuto su Boccioni al Teatro Garibaldi di Trapani. Colonna portante dell’Archivio è il materiale a stampa, costituito da oltre 1200 articoli di giornali, di cui circa la metà raccolti e ordinati a partire dal 1930 all’interno del cosiddetto ‘librone’ dallo stesso artista, sulla scia degli altri compagni d’avventura futurista. A questi si aggiungono le raccolte, in parte inedite, di materiale di documentazione autopromozionale e pubblicitaria realizzate da Rizzo, di materiale a stampa edito in occasione di esposizioni o concernente argomenti di carattere artistico nonché́ la preziosa sezione di incisioni (principalmente acqueforti), che testimoniano il forte interesse dell’artista per questa modalità espressiva. Fondamentali ai fini di studio e ricerca sono anche gli oltre 400 cataloghi, saggi e libri dedicati a Pippo Rizzo, alle sue mostre e al Futurismo in generale – alcuni molto rari – confluiti nell’Archivio.
Il fondo Pippo Rizzo è il frutto di una stratificazione di storie e di generazioni. Inizia il suo percorso all’inizio degli anni Venti del Novecento con lo stesso artista che comincia una raccolta ordinata di documenti che lo riguardano, principalmente materiale a stampa, per infittirsi di fotografie e cataloghi dagli anni Trenta in poi. Alla morte di Rizzo, nel 1964, il testimone della sua conservazione e tutela passa prima alla moglie Maria Carramusa, e poi alle figlie Elica ed Alba, quest’ultima in particolar modo ha proseguito con dedizione un minuzioso lavoro di raccolta, conservazione e divulgazione scientifica di tale materiale. Dal 2013, a seguito della morte delle sorelle Rizzo, gli eredi, Riccardo Gueci, Sergio Amorello e Giulia Gueci, hanno costituito un’associazione culturale, denominata per l’appunto Archivio Pippo Rizzo, con l’obiettivo di perseguire le azioni di ricognizione, raccolta e riordino del fondo archivistico al fine di assicurare una corretta tutela e valorizzazione tanto del nome di Rizzo quanto della sua produzione artistica. In quest’ottica e con l’intento di ampliare e rafforzare le possibilità di approfondimento e ricerca della sua attività, nel 2022 l’Archivio nella sua interezza, fino a quel momento conservato a Palermo in due sedi differenti, è stato riunito e donato alla Galleria Nazionale di Roma, in modo da permettere una conservazione più opportuna e a lungo termine, favorendone inoltre la conoscenza a 360 gradi ai fini di studio e ricerca.